SBAGLIANDO SI IMPARA
Ce lo dice anche il latino “errare humanum est”, perche’ si apprende solo attraverso l’esperienza
“Sbagliando s’impara”…che bel concetto! E quanta pedagogia in esso.
Cos’è l’errore? Un monito che blocca bambini e bambine dal fare e provare, ma non solo loro… anche gli adulti, e non solo i più esitanti, si trovano impacciati, talvolta anche nelle relazioni sociali o lavorative, a causa della “paura di sbagliare”.
L’errore è oggi visto come una “macchia nera” sul nostro curriculum e nemmeno il latino (lingua caratterizzata da una certa saggezza dovuta alla sua storicità) con il suo “errare humanum est”, cioè “commettere errori è umano”, perché in effetti si apprende solo attraverso l’esperienza, riesce a venirci in soccorso.
L’uomo è atto al fare, e solo grazie a prove ed errori è giunto a grandi scoperte, che siano esse mediche, scientifiche e quant’altro. Ora però, ciò che stiamo vivendo, è un’inversione di tendenza: meglio non fare per non rischiare di sbagliare. I primi a dover sottostare a questo nuovo pensiero sono i più piccoli, che non devono “giocare con/ giocare a” se il rischio può essere quello di sporcasi, ma anche di provocare un “danno” (seppur minimo) a sé o ad altri. Rifletto su quegli episodi nei quali, un bimbo o una bimba che stanno provando qualcosa di nuovo – salire sullo scivolo più grande, infilare da soli le scarpe, stare senza pannolino – invece di essere sostenuti attraverso parole o sguardi, vengono “bloccati” o affiancati con parole tutt’altro che incoraggianti, “è troppo grande per te, le indossi a rovescio, sicuramente ti bagnerai”, e che poco ammettono replica. Cogliamo immediatamente come, attraverso questi “avvertimenti”, sia difficile spronare l’altro a provare, magari rischiando d’imparare, e questo ancor di più se a un eventuale insuccesso segue la frase “te lo avevo detto”. Come ci siamo detti spesso, nel linguaggio, nelle parole che usiamo, sta gran parte del nostro insegnamento. Pertanto se decidessimo di provare ad affiancare con semplici consigli o incoraggianti strategie, ad esempio dicendo: “attaccati bene alla spalliera per salire/scendere”, “ricorda che lo strap deve stare all’esterno” (pensando alle scarpine) e ancora “ci ricordiamo insieme che il pannolino non lo hai?”, rovesceremo la situazione facendo capire all’altro come non sia solo a provare per crescere, e come sappiamo che in due si è più forti. Poi così potremmo festeggiare insieme un nuovo piccolo successo o riprovare con tenacia e senza scoramenti, perché a quel gioco stiamo partecipando in due.
Perché è importante porsi in questo modo, in particolare nei primi anni di vita? Ad esempio perché il fatto che apprendere a leggere, scrivere e far di conto siano abilità che non si imparano al primo tentativo è cosa da sapere, e magari con largo anticipo sul momento in cui la performance sarà valutata. Se so che generalmente per riuscire mi sono necessarie diverse prove, che potrebbero anche essere fallimentari, non mi scoraggerò alla prima, poiché la percepirò semplicemente come esercizio necessario. In caso contrario penserò di non essere capace, soprattutto se mi è richiesta costantemente una performance perfetta al primo tentativo. E andando avanti nella scuola, penso ad esempio alla matematica, ripartire dai propri errori, anche solo per utilizzarli come promemoria “su quel passaggio che ricordo che così è sbagliato”, può rivelarsi una strategia. Inoltre, a scuola, a bambini e bambine è richiesta una certa autonomia, non ci saranno mamma o papà a fare al posto loro e l’obiettivo della riuscita che si prefigge l’insegnante non si limita ad un lavoro eseguito, ma mira alla comprensione di quanto fatto.
Allora ci troviamo con bambini/e timorosi, che non vogliono salutare, provare a chiedere un’informazione, iniziare una nuova attività. Perché in ogni cosa si potrebbe “sbagliare”
Sempre attraverso le parole diremo al bambino che quel che ha fatto può essere “sbagliato”, la sua azione, e che non è certo LUI ad essere “sbagliato”.
E ora pensiamo a noi adulti: abbiamo nella mente occasioni perdute, persone non incontrate, ricette mai provate, ma anche viaggi mai fatti per l’insicurezza di non essere all’altezza?
A questo punto decidiamo di girare la pagina e iniziando magari da una cosa piccola, proviamo a sbagliare.
Dell’importanza dell’errore e dell’approccio di noi adulti parla l’articolo che vi pongo qui sotto
https://www.uppa.it/educazione/pedagogia/sbagliando-si-impara/
Buona lettura e … alla prossima!
Maestra Adriana